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Articoli Cittadinanza Italiana

La cittadinanza italiana può considerarsi l’ultimo tassello del percorso di integrazione dello straniero in Italia, che inizia con il rilascio del permesso di soggiorno e ha il più delle volte, come tappa intermedia, l’acquisto dello status di soggiornante di lungo periodo.

Selezioniamo gli articoli e le tematiche di maggiore rilevanza in tema di cittadinanza italiana, con il proposito di tenere informati i nostri utenti sui percorsi amministrativi e giudiziari che portano ad ottenere questo importante beneficio.

Analizziamo anche fattispecie molto particolari, prendendo spunto dalla ricca casistica che ci viene sottoposta ogni giorno nell’esercizio della professione. In questo modo, cerchiamo di aiutare quegli utenti che difficilmente, sul web, trovano risposte ai loro problemi “di nicchia”. 

 


La revoca della cittadinanza italiana prevista dal decreto sicurezza 2018

Il decreto Sicurezza (decreto legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito con legge del 1° dicembre 2018, n. 132) ha introdotto nella legge 5 febbraio 1992 n. 91 una norma molto discussa e di assoluto rilievo in materia di cittadinanza, ovvero la revoca della stessa nel caso in cui lo straniero (naturalizzato), successivamente all'acquisizione dello status, venga condannato per reati di terrorismo o altri delitti di assoluta gravità che ledono o mettono a rischio la personalità e/o la sicurezza dello Stato. Riportiamo il testo dell'articolo introdotto dal Decreto Sicurezza. «Art. 10-bis. — 1. La cittadinanza italiana acquisita ai sensi degli articoli 4, comma 2, 5 e 9, è revocata in caso di condanna definitiva per i reati previsti dall’articolo 407, comma 2, lettera a), n. 4), del codice di procedura penale, nonché per i reati di cui agli...

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Quando la donna perdeva automaticamente la cittadinanza italiana prima del 1948

Sempre più attuale è il tema della trasmissione della cittadinanza iure sanguinis per linea materna. Ricordiamo che la donna italiana, ai sensi della legge allora applicabile (la n. 555 del 1912) perdeva la cittadinanza automaticamente e involontariamente per aver contratto matrimonio con cittadino straniero il cui ordinamente prevedesse, quale effetto automatico del matrimonio, la trasmissione della cittadinanza dal marito alla moglie. Ciò accadeva ad esempio nel Regno Unito, sulla base di una legge del 1919, per la quale, il cittadino inglese che si coniugava con cittadina straniera (nel nostro caso, italiana) trasferiva automaticamente alla moglie la propria cittadinanza britannica. Nel 1975, l'art. 10 della legge italiana n. 555 del 1912, che riportiamo testualmente ("La donna cittadina che si marita ad uno straniero perde la...

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Cittadinanza in Italia? Si magari per matrimonio: c'è diritto in caso di divorzio pronunciato dopo che già erano trascorsi 2 anni dalla domanda? Il caso di Natalia

Una cittadina russa ha presentato domanda di cittadinanza italiana per matrimonio con cittadino italiano, dall’estero, tramite Consolato. Chiede il mio aiuto dopo essere stata convocata dall'Ambasciata per il ritiro del decreto. Il problema? Durante la procedura è intervenuto il divorzio dal coniuge italiano. Il matrimonio era stato celebrato in Italia, il divorzio invece proviene da una sentenza pronunciata da un tribunale russo, non ancora trascritta in Italia. L'amministrazione non è chiaramente al corrente di quanto sopra. La particolarità è che il divorzio è arrivato quando era già decorso il termine di due anni stabilito dall'art. 8, comma 2, della legge 5 febbraio 1992 n. 91.

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E' possibile ottenere la cittadinanza, como obter a cidadania italiana, nel caso del figlio naturale riconosciuto dal solo genitore non italiano?

Uno degli ascendenti in linea retta non era sposato. E’ un problema per la trasmissione della cittadinanza? Uno dei problemi principali riguarda la differenza di status tra figlio naturale e figlio legittimo: per questo motivo i certificati di matrimonio, in ordine di priorità, si collocano al secondo posto della graduatoria (ricordiamo che il figlio naturale è quello nato al di fuori del matrimonio). In Brasile la situazione classica era quella del padre che dichiarava la nascita del figlio, indicando il nome della madre che però non era presente. Se la coppia era sposata non vi è nessun problema. Se invece il figlio è nato fuori dal matrimonio, allora è necessario che il riconoscimento risulti effettuato da entrambi i genitori (con dichiarazioni non necessariamente contestuali), o quantomeno dal genitore di origine italiana che...

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Per lo straniero che richiede la cittadinanza, ogni precedente penale può rappresentare uno scoglio insuperabile

Il Tar Lazio Roma, sez. II quater, 26 settembre 2017, n. 9928, seppure in un caso che si è rivelato favorevole al ricorrente straniero, ha approfittato per consolidare l’orientamento secondo cui il provvedimento di concessione della cittadinanza per residenza è un atto altamente discrezionale, nell’adottare il quale, la pubblica amministrazione può valutare ogni elemento utile a dimostrare la reale corrispondenza tra l’interesse dello straniero ad ottenere lo status civitatis e quello dello Stato ad accogliere il medesimo nella propria comunità. Succede spesso che lo straniero si vede recapitare un preavviso di diniego della cittadinanza per cause piuttosto tenui, reati prescritti o querele rimesse. Tale provvedimento appare, ad opinione di chi scrive, eccessivamente severo, specialmente in presenza di tanti altri elementi favorevoli all’aspirante...

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Cittadinanza italiana la si può avere per matrimonio e per separazione di fatto dei coniugi intervenuta nel corso del procedimento. Nuove prospettive

La Corte di cassazione, I^ Sezione, con la sentenza del 17 gennaio 2017, n. 969, ha stabilito un principio importante, che potrebbe notevolmente condizionare il futuro modus operandi della pubblica amministrazione nei procedimenti per il riconoscimento della cittadinanza italiana per matrimonio ai sensi dell’art. 5, Legge 5 febbraio 1992 n. 91. Sappiamo che la separazione di fatto dei coniugi è considerata dall’amministrazione come una condizione ostativa al riconoscimento della cittadinanza (sempreché, a norma del suddetto art. 5, detta separazione sia intervenuta prima dell’adozione del decreto). Ne sono bene al corrente gli stranieri che si vedono richiedere, nella lettera di convocazione per il ritiro del decreto, alcune certificazioni da cui risulti l’attualità ed effettività del vincolo coniugale, se non addirittura la presenza...

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Le due fasi del percorso per ottenere la cittadinanza italiana via materna per i nati prima del 48

Per i discendenti da donna italiana nati prima del 1948, il percorso che porta all’acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis per via materna si articola in due fasi. La prima fase è l’azione giudiziale. Il requisito cardine dell’açao judicial per linea materna, come detto, è la presenza, nell’albero genealogico, di una donna il cui discendente sia nato prima del 1948. Altrimenti, la cittadinanza iure sanguinis si chiede in via amministrativa. 

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Cittadinanza italiana iure sanguinis per via giudiziale: e i discendenti per via paterna?

I discendenti di avi italiani per la via paterna, nei Paesi come il Brasile dove il numero di domande di cittadinanza italiana è altissimo, si interessano sempre più alla possibilità di realizzare il "sonho de passaporte italiano" tramite un’azione giudiziaria, lamentando la lunghissima lista di attesa nei Consolati italiani di riferimento, che di fatto obbligano i richiedenti ad attendere tempi infiniti, anche 10-15 anni, per ottenere la “dupla cidadania”. Riagganciandosi a una giurisprudenza risalente al 2014 (Tribunale di Roma, 5 dicembre 2014), che ha accolto la domanda presentata da discendenti per via paterna, l’orientamento dei giudici si è attualmente assestato su una posizione favorevole ai discendenti italiani iure sanguinis per via paterna. È vero, infatti, che mentre i discendenti di avi italiani che chiedono...

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Azione giudiziale per via materna 1948 e posizione del coniuge del neo-cittadino

Molte persone dal Brasile ci chiedono se una volta effettuata con successo l’azione giudiziale per via materna 1948, il coniuge del discendente, in caso di matrimonio celebrato prima del 1983, possa ottenere anch’egli la cittadinanza italiana. Per quale motivo? Perché le donne straniere coniugate con cittadini italiani prima del 21 aprile 1983 avrebbero acquisito la cittadinanza in modo automatico, per effetto del matrimonio, in base all'articolo 10 della legge 13 giugno 1912 n. 555, allora vigente. La risposta, almeno a mio parere, è “assolutamente no”. Solo a pensarci è una follia giuridica, e vi spiego il perché.

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Il diniego della cittadinanza fondato sull'appartenenza dello straniero a movimenti aventi scopi non compatibili con la sicurezza della Repubblica

Partiamo dal dire che i motivi di diniego della cittadinanza inerenti la sicurezza della Repubblica non debbono essere legati necessariamente a condanne o precedenti penali, o anche solo giudiziari a carico del richiedente, ma possono derivare anche da elementi puramente indiziari, relativi a sue specifiche frequentazioni, alla sua appartenenza a movimenti estremisti (cfr. Cons. Stato, Sez. VI, 3 ottobre 2007 n. 5103) o comunque per la condivisione di valori "che possano mettere in pericolo la comunità nazionale" (Tar Lazio II quater n. 2026 del 2015). L’argomento è senza dubbio interessante e di grandissima attualità. In un clima sociale e politico dove regna il sospetto verso "taluni" immigrati, fioccano i dinieghi della cittadinanza basati su questa motivazione. Qui entrano in conflitto, da un lato, la potestà discrezionale della P.A....

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Diniego della cittadinanza. Quando il ricorso al Tar non è la scelta migliore.

Qualunque straniero riceve un provvedimento di diniego della cittadinanza di sicuro non lo approva. E' ingiusto, vuole impugnarlo. Approfondiamo la situazione, e spesso scopriamo che lo straniero non si è difeso nella fase più importante, cioè dopo aver ricevuto la comunicazione di preavviso di diniego della cittadinanza, oppure lo hanno fatto in modo inadeguato, e così il diniego è divenuto definitivo. Il primo pensiero che gli viene in mente è sicuramente di presentare ricorso al Tar Lazio, attratti dalla dicitura finale presente sul provvedimento del Ministero dell'Interno, che per l'appunto rende noto all'interessato della possibilità di impugnare il diniego della cittadinanza, entro 60 giorni dalla notifica, davanti al giudice amministrativo. E' sempre la soluzione giusta il ricorso al Tar? Assolutamente... no! 

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Diffida e sollecito per la cittadinanza. Consigli per l'uso

La diffida per la cittadinanza è sempre la soluzione giusta per sollecitare la pratica di cittadinanza per residenza? La risposta è... assolutamente no! Talvolta la posizione del richiedente è molto delicata: il caso classico è quello dell'esistenza di un precedente penale. Il richiedente pensa che il reato risale a tanti anni fa, o che sul certificato del casellario giudiziale nulla risulta, o ancora, che è finito in prescrizione. E allora cosa fa? Va alla ricerca di un modulo di diffida online per la cittadinanza, e lo invia tramite pec o raccomandata. Nulla di più sbagliato!

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Il caso di Olga: la cittadinanza in 12 giorni con il ricorso al Tar

Olga, giovane ragazza moldava, si rivolge a me quando la sua pratica di cittadinanza è in piena istruttoria. Il suo interesse a velocizzare la pratica di cittadinanza è dovuto essenzialmente a motivi di lavoro. Intraprendente e ambiziosa, dal ricco curriculum, Olga ha ricevuto un’allettante proposta lavorativa dal Regno Unito, che però con il suo passaporto moldavo è rimasta in sospeso: le serve il prima possibile la cittadinanza europea, e quindi, il passaporto italiano. 

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Non tutte le pratiche di cittadinanza sono uguali

Non sempre la parola d’ordine è “velocizzare” la pratica e l’interesse primario da tutelare è quello di sollecitare la pratica di cittadinanza. Si presentano nella prassi molti casi delicati, da gestire con estrema cautela. L’ipotesi più diffusa è quella in cui, durante la pratica di cittadinanza, salta fuori che il richiedente ha avuto un problema con la giustizia. Prima di presentare la domanda, solitamente gli stranieri richiedono il certificato del casellario giudiziale in Italia. Per lo più sono consapevoli di aver avuto in passato dei problemi con la legge, più o meno gravi, ma vedono che sul certificato penale “NULLA” risulta, e allora credono di essere a posto: “Sono pulito” dicono, e cosa ancora peggiore, lo scrivono quando compilano la domanda di cittadinanza telematica.

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Cittadinanza italiana con il ricorso al Tar quando lo straniero vuole trasferirsi all'estero

Il problema della disoccupazione riguarda italiani e stranieri indifferentemente. Già da tempo si assiste ad una non trascurabile migrazione di lavoratori dall’Italia verso altri Stati come Svizzera, Germania e Regno Unito. Un caso che si verifica spesso nella prassi è quello dello straniero che, dopo aver presentato la domanda di cittadinanza per residenza, si vede recapitare un’allettante offerta di lavoro dall’estero. Spesso questa offerta di lavoro consentirebbe allo straniero: a) di ricongiungersi a familiari, quando la proposta proviene dalla ditta di un fratello, uno zio, un cugino, ecc., o dove gli stessi sono impiegati; b) di migliorare la propria retribuzione o di rimediare ad una situazione lavorativa precaria, se non addirittura ad un sopravvenuto – o imminente - stato di disoccupazione. 

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Perché può essere decisivo il ricorso al Tar per la cittadinanza italiana

Con il ricorso al Tar i tempi per ottenere la cittadinanza si riducono notevolmente.  Il ricorso, lo ricordiamo, si può presentare non appena violato il termine di conclusione del procedimento, fissato in 730 giorni dall'art. 3 del d.P.R. n. 362/1994, ma non oltre 3 anni dalla data di presentazione della domanda. Quando si presenta il ricorso, dopo poco tempo, si vedono gli step del procedimento sul sito ministeriale avanzare, dopo mesi o anni di immobilismo. Sembra come un trucco magico, ma in realtà dietro a questo improvviso avanzamento della pratica di cittadinanza si nasconde un motivo molto semplice: l’Amministrazione ha tutto l’interesse a chiudere il contenzioso al più presto. 

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Al via le domande di cittadinanza anche per le unioni civili tra persone dello stesso sesso

Al via le domande di cittadinanza anche per le unioni civili tra persone dello stesso sessoL'11 febbraio 2017 sono entrati in vigore i decreti n. 5, 6 e 7 del 19 gennaio 2017, attuativi delle unioni civili (legge 20 maggio 2016, n. 76 – “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”).Da questa data unioni civili e cittadinanza coesistono: infatti è concesso presentare domanda di cittadinanza anche gli stranieri facenti parte di un'unione civile con cittadino italiano, disciplinata dalla Legge “Cirinnà” , secondo le norme e le procedure previste per la domanda di cittadinanza per matrimonio , art. 5, L. 91/1992.

Al via le domande di cittadinanza anche per le unioni civili tra persone dello stesso sesso nel 2020Al via le domande di cittadinanza anche per le unioni civili tra persone dello stesso sesso

Sono efficaci le lettere di sollecito standard copiate dai forum online per gli stranieri?

Grazie a un nutrito scambio di notizie e di informazioni, soprattutto online, gran parte degli stranieri che richiedono la cittadinanza italiana sono oggi al corrente che il termine per la conclusione del procedimento è di 730 giorni. In linea di massima è quindi risaputo che la legge assegna all’Amministrazione un termine preciso per decidere la domanda di cittadinanza. Trattasi di un termine perentorio, dalla cui violazione, appunto viene a configurarsi un’ipotesi di “silenzio” amministrativo, che l’istante ha la possibilità di impugnare con il ricorso al Tar del Lazio, o contro cui può opporsi in via stragiudiziale con una pratica di sollecito, al fine di ottenere un provvedimento espresso sulla propria domanda il prima possibile. 

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Le trappole del procedimento per la concessione della cittadinanza italiana

Partiamo da una premessa. Non c’è straniero che riceve un preavviso di diniego della cittadinanza italiana che se lo aspettava. A meno che non si tratti di un caso eclatante (es. di una persona con una sfilza di precedenti penali alle spalle), in cui la domanda neppure doveva essere presentata, nessuno si aspetta di ricevere il preavviso di diniego. Chiunque ci contatta per difendersi contro il preavviso ex 10 bis, L. 241/1990, ci mostra sempre un certo stupore. Spesso l’utente ci riferisce che sul sito ministeriale, da pochi giorni, appare la dicitura “inviato preavviso di diniego”, noi chiediamo quale possa essere il motivo, secondo lui, per il quale il Ministero dell’Interno non intende accogliere la sua domanda, e ci viene detto “non lo so”, o “non ne ho idea, ho tutti i requisiti”. Perché questa premessa? Continuiamo a mettere...

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Quando lo straniero si vede modificare il cognome nel decreto di cittadinanza. Esiste il diritto a mantenere il cognome riportato sul passaporto?

La circolare n. 144424 del 23 dicembre 2013 del Ministero dell’Interno e il successivo parere del Consiglio di Stato n 850 del 22 febbraio 2013 hanno posto fine all’originaria regola di attribuire allo straniero naturalizzato italiano il nome e cognome che risultavano corretti per la legge italiana. La normativa italiana, infatti, stabiliva che in caso di acquisto della cittadinanza italiana, veniva applicata la legge del nostro ordinamento, per cui, al di là delle generalità che figuravano sull’atto di nascita, allo straniero naturalizzato veniva attribuito, dopo il prenome, il cognome paterno. Ciò tuttavia appariva contrario ai principi comunitari connessi alla cittadinanza europea, ossia al divieto di discriminazione effettuata in base alla nazionalità e alla libertà di circolazione di cui agli artt. 18, 20 e 21 del Trattato sul funzionamento...

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Il caso della tardiva iscrizione anagrafica degli stranieri nati in Italia che intendono ottenere la cittadinanza italiana al compimento dei diciotto anni

La cittadinanza italiana per stranieri nati in italia è regolata dall’art. 4, n. 2, della Legge n. 91/1992.  Tale norma prevede che lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente, senza interruzioni, fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno da tale data. Risiedere legalmente significa che l'interessato dimora stabilmente nel territorio nazionale "nel rispetto delle norme sull'ingresso e il soggiorno per gli stranieri, nonché nel rispetto delle norme anagrafiche". Ai fini dell’acquisto della cittadinanza italiana sono pertanto necessari i seguenti requisiti: Che lo straniero sia nato in Italia; che lo straniero sia stato legalmente residente in Italia fino al raggiungimento del 18° anno di età; che lo straniero manifesti...

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La cittadinanza per matrimonio è un diritto?

L’art. 6 della Legge n. 91/1992 stabilisce che precludono l’acquisto della cittadinanza per matrimonio: la condanna per uno dei delitti previsti nel libro secondo, titolo I, capi I, II e III, del codice penale (rispettivamente, delitti contro la personalità internazionale dello Stato, delitti contro la personalità interna dello Stato, delitti contro i diritti politici del cittadino); la condanna per un delitto non colposo per il quale la legge preveda una pena edittale non inferiore nel massimo a tre anni di reclusione; ovvero la condanna per un reato non politico ad una pena detentiva superiore ad un anno da parte di una autorita' giudiziaria straniera, quando la sentenza sia stata riconosciuta in Italia; la sussistenza, nel caso specifico, di comprovati motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica. La risposta alla nostra domanda...

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Come ottenere la cittadinanza con il ricorso al Tar quando è trascorso il termine di 730 giorni per la conclusione del procedimento

Ai sensi dell'art. 3 del d.P.R. 362/1994, i procedimenti in materia di concessione della cittadinanza italiana debbono concludersi entro il termine di 730 giorni. Tale termine è perentorio. Cioè, se la Pubblica Amministrazione non lo rispetta, si viene a creare un'ipotesi di silenzio-inadempimento, che il privato può impugnare con il ricorso al Tar per la cittadinanza.  Se la pratica di cittadinanza, pertanto, se come spesso accade non viene definita entro i 730 giorni di legge, il relativo richiedente può presentare ricorso al Tar del Lazio, unico Tribunale Amministrativo Regionale competente in relazione alla materia. Il ricorso ha il fine di ottenere che il Tribunale ordini alla Pubblica Amministrazione inadempiente di concludere il procedimento entro un breve e tassativo termine.  Ciò che nella prassi avviene, è che il...

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Cittadinanza italiana per i figli di stranieri naturalizzati italiani

La prassi amministrativa, ai fini di poter presentare domanda di cittadinanza italiana, prevede il termine dimezzato di 5 anni di residenza legale in Italia, rispetto al termine ordinario di 10, per i figli maggiorenni di cittadini stranieri naturalizzati italiani. Va premesso che la questione si pone esclusivamente con riguardo ai figli maggiorenni dello straniero già naturalizzato italiano, poiché ai sensi dell’art. 14 della Legge n. 91/1992 il figlio minorenne acquista la cittadinanza insieme al genitore, se convive con esso. Sebbene non esista una disposizione di legge specifica che preveda questo trattamento privilegiato, la Pubblica Amministrazione da tempo ritiene di poter equiparare il figlio maggiorenne di genitore naturalizzato cittadino italiano al figlio maggiorenne adottato da cittadino italiano. 

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Reati estinti e cittadinanza italiana

Succede nella prassi che lo straniero in Italia presenta domanda di cittadinanza online autocertificando di non aver avuto alcun precedente penale, quando in realtà il precedente penale c’è eccome. Intendiamoci, lo straniero è assolutamente in buona fede: sa benissimo di aver commesso (magari tanti anni prima) un reato, ma sa pure di aver ottenuto l’estinzione del reato, o ancora meglio, la riabilitazione, che hanno cancellato gli effetti penali della condanna. Tempo dopo, lo stesso straniero avvia una pratica di sollecito, o presenta ricorso al Tar dopo 730 giorni, sottacendo al suo difensore di aver riportato quella condanna, permanendo in lui la convinzione che essa “non conta più”, perché il reato è estinto. Ed ecco che, del tutto inaspettatamente (per lo straniero richiedente, ma anche per il suo avvocato che nulla sa) arriva il...

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Domanda di cittadinanza: il requisito del rispetto delle leggi penali e delle norme di civile convivenza

Molte volte lo straniero che ha avuto un precedente penale è convinto di non avere più problemi con la giustizia semplicemente perché sul casellario giudiziale “NULLA” risulta. Su tali premesse, presenta la domanda di cittadinanza con la convinzione che essa verrà accolta. L’esito, invece, è un provvedimento di diniego della cittadinanza. Va chiarito un equivoco molto diffuso tra gli stranieri che richiedono la cittadinanza. La “non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale” è un trattamento premiale previsto dall’art. 175 del codice penale.  Questo significa che la condanna non risulta solo se a richiedere il certificato del casellario giudiziale è lo straniero condannato. Di contro,la condanna resta viva a tutti gli effetti nella fedina penale del condannato, e rimane, quindi, visibile e nota alle...

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