Velocizzare pratica cittadinanza
Per velocizzare la pratica di cittadinanza l’avvocato deve tenere un’agenda di atti - solleciti cittadinanza, modulo di sollecito cittadinanza, diffide, istanze di accesso agli atti cittadinanza - personalizzati sulla base delle specifiche esigenze del cliente, da inviarsi con scadenze precise e un ordine predefinito.
Le iniziative e il controllo pratica cittadinanza devono diventare più pressanti man mano che la pratica acquista anzianità. Diffida o sollecito cittadinanza? Come andremo a vedere, la scelta dipende dal fatto che sia o meno trascorso il termine massimo per la conclusione del procedimento.
Velocizzare la pratica di cittadinanza prima dei 48 mesi o dei 36 mesi
Il primo “decreto sicurezza”, nel dicembre 2018, ha elevato il termine per la conclusione dei procedimenti per l’acquisto della cittadinanza italiana da 730 giorni a 48 mesi.
Successivamente, il D.L. n. 130/2020 ha ridotto il temine a ventiquattro mesi (due anni) prorogabili al massimo a trentasei mesi (tre anni). Questo nuovo termine, ricordiamo, si applica solo per le istanze di cittadinanza presentate a partire dal 19 dicembre 2020, ossia la data di entrata in vigore della legge di conversione di tale decreto.
Dunque il termine attuale è di 2 anni prorogabili fino a un massimo di 3 anni dalla Pubblica Amministrazione.
Prima dei 48 mesi o - per le domande presentate dopo il 19/12/2020 - prima dei 36 mesi, il richiedente può sollecitare la pratica, ma non pretenderne la conclusione, perché l’Amministrazione è ancora “in termini” per poter decidere. Ma non si può lasciare il procedimento nelle mani della Prefettura e del Ministero dell’Interno: lo straniero deve rendersi parte attiva del procedimento, se vuole evitare che anche il nuovo termine di 36 mesi, come quello di 48 mesi e quello ancora precedente di 730 giorni, venga violato con disinvoltura dagli organi amministrativi.
È essenziale, oltre controllare frequentemente lo stato della pratica cittadinanza, far sentire all’Amministrazione che si è presenti e interessati alla propria pratica, con lettere e moduli di sollecito per la cittadinanza, a cui possono aggiungersi contatti telefonici con le Prefetture incaricate.
Velocizzare la pratica di cittadinanza dopo i 48 mesi o 36 mesi
Il discorso cambia quando è passato il termine fissato dalla legge per la conclusione del procedimento. Dalle telefonate e le lettere di sollecito per la cittadinanza si passa alla diffida per la cittadinanza, e i toni dell’avvocato diventano più duri. Controllare la pratica cittadinanza in questa fase non basta più.
Infatti, decorsi 48 mesi o - per le domande presentate dal 19/12/2020 - il nuovo termine di 36 mesi, l’Amministrazione è obbligata per legge ad adottare un provvedimento (positivo o negativo che sia), quindi, se non lo fa, l’avvocato può presentare una vera diffida ad adempiere, con la quale si intima all’Amministrazione di provvedere entro un termine perentorio. Il richiedente, pertanto, non solo consulta pratica cittadinanza, ma prende iniziative più aggressive utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla legge.
Velocizzare la pratica di cittadinanza con il ricorso al Tar
Esiste una soluzione ancora più rapida ed efficace per velocizzare la pratica di cittadinanza italiana, quando è stato violato il termine di 48 mesi o l'attuale termine di 36 mesi, ovvero presentare ricorso al Tar Lazio.
Con il ricorso si chiede al giudice di ordinare al Ministero dell’Interno di emettere il provvedimento finale, che se esistono i requisiti coincide con la concessione della cittadinanza italiana.
Nella realtà dei fatti accade che l’Amministrazione, ricevuto il ricorso, conclude il procedimento prima ancora che si arrivi all’udienza: lo Stato vuole che il ricorso diventi “improcedibile”, e quindi concede la cittadinanza spontaneamente per evitare la condanna del giudice.
Quindi il cliente che presenta il ricorso, quando verifica pratica cittadinanza, vede avanzare lo stato della pratica cittadinanza in modo molto più rapido, proprio per questo effetto di pressione che genera il ricorso al Tar.
È molto importante quindi che ci sia un controllo della pratica di cittadinanza pressoché giornaliero, perché lo stato del procedimento potrebbe variare improvvisamente.
Velocizzare la pratica di cittadinanza con l’istanza di accesso agli atti
Con l’istanza di accesso agli atti per la cittadinanza non bisogna abusare, trattandosi di un rimedio che innesca un sub-procedimento, e che potrebbe rivelarsi inutile se ancora non sono stati compiuti gli atti più importanti della pratica.
In materia di cittadinanza italiana, l’istanza di accesso agli atti si consiglia quando è stato violato il termine di 48 mesi o il nuovo termine di 36 mesi, o quando, anche prima, si ha il concreto sospetto che l’Amministrazione non abbia fatto proprio nulla per la propria pratica, o ancora, se si vuole accertare che tutti i documenti allegati siano presenti nel fascicolo fisico.
Con l’istanza di accesso agli atti si esercita un diritto stabilito dalla legge, che consente alle persone interessate, ossia i destinatari del provvedimento amministrativo, di accedere al fascicolo della propria pratica presso la Prefettura competente, esclusi gli atti coperti da segreto.
Velocizzare i tempi della pratica bloccata per questioni di residenza
La pratica può essere bloccata perché il richiedente ha un “buco di residenza”. In tal caso consigliamo al cliente di intraprendere un intervento a parte e autonomo, rispetto alla domanda di cittadinanza, diretto a ottenere la revoca della cancellazione dall’anagrafe del comune di residenza.
Si tratta di un rimedio fondamentale, forse inevitabile, considerato che il requisito primario per ottenere la cittadinanza italiana per residenza è proprio poter dimostrare la residenza legale e ininterrotta per 10 anni (o per il diverso periodo previsto dall’art. 9, legge n. 91/1992).
Il ripristino della residenza legale ininterrotta presuppone un’istanza al Comune per l’accesso agli atti del procedimento di cancellazione anagrafica; successivamente, si presenta al Comune stesso una richiesta di revoca del decreto di cancellazione, e, in caso di rifiuto, si procede con il ricorso al giudice ordinario.
Il nostro Studio ha ottenuto ben 4 successi in poco meno di un anno sulla materia, consistenti soprattutto in 2 ordinanze (Tribunale di Milano 2023 e Tribunale di Ancona del 2024): i giudici, avendo riconosciuto provato che i ricorrenti avevano continuato a soggiornare nel Comune di riferimento, grazie alla copiosa documentazione allegata, hanno disapplicato il provvedimento di cancellazione anagrafica (buco di residenza), obbligando i Comuni a ripristinare la residenza dei nostri clienti nei periodi contestati. Inoltre, abbiamo ottenuto 2 annullamenti dei provvedimenti di cancellazione anagrafica in autotutela; cioè i Comuni, riconoscendo la validità delle nostre argomentazioni e della documentazione prodotta, hanno eliminato il buco di residenza spontaneamente.
Velocizzare i tempi della pratica bloccata per questioni giudiziarie
La pratica può essere bloccata per questioni penali. Anche in questo caso l’avvocato, più che intestardirsi nel sollecitare la pratica di cittadinanza, può intelligentemente intervenire per rimuovere il problema che sta a monte.
Si tratta dell’intervento finalizzato al risanamento della posizione giudiziaria dello straniero, che ha inizio con la richiesta di una visura delle iscrizioni nel casellario giudiziale, e può proseguire con l’istanza di riabilitazione o di estinzione del reato, e a seguire, con l’istanza di cancellazione delle notizie di reato dalla Banca Dati delle Forze di Polizia.
Tempi per ottenere la cittadinanza italiana
Qualunque straniero aspirante cittadino pensa alla cittadinanza italiana e i tempi di attesa come due elementi strettamente collegati. Sui tempi di attesa per ottenere la cittadinanza italiana influiscono diversi fattori, tra i quali, in particolare:
- L’efficacia con cui lo straniero si rende parte attiva nel procedimento, attraverso solleciti, diffide, istanze di accesso agli atti, contribuendo tutto ciò a evitare che la pratica di cittadinanza rimanga abbandonata, perché controllare la pratica cittadinanza e basta non è sufficiente;
- la scelta del richiedente di presentare il ricorso al Tar, o di proseguire con solleciti e diffide, quando è stato violato il termine di 48 mesi, o, per le domande presentate dal 19/12/2020, il nuovo termine di 36 mesi: la prima soluzione, come detto, accorcia i tempi di attesa della cittadinanza;
- se la pratica presenta particolari profili di complessità: ad esempio, se il richiedente ha avuto condanne o ha procedimenti penali in corso, se non è chiara la posizione reddituale, se il richiedente ha risieduto solo in Italia, o addirittura vi è nato, o se al contrario ha vissuto in molti Paesi; se la domanda è presentata da un richiedente mono-nucleo familiare, o da uno che fa parte di una famiglia numerosa, perché in tal caso le indagini sulla posizione giudiziaria vengono svolte anche sui familiari conviventi;
- le ragioni di urgenza, che possono rendere più efficaci i solleciti; ad esempio se il richiedente ha un figlio che sta per diventare maggiorenne, oppure se si tratta di una persona con importanti prospettive di carriera che dipendono dal conseguimento della cittadinanza, etc.;
- la velocità ed efficacia delle singole Prefetture, alle quali compete la prima parte istruttoria della pratica
- Cittadinanza per matrimonio
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Quando tempo devo aspettare per la cittadinanza?
La legge stabilisce un termine massimo di 48 mesi per avere una decisione sulla domanda di cittadinanza (termine introdotto dal primo decreto Sicurezza nel 2018). Però è evidente che questo termine potrebbe non essere rispettato se il richiedente si disinteressasse della sua pratica di cittadinanza. Allo stesso tempo è possibile cercare di abbreviare un po’ l’attesa rendendosi parte attiva nel procedimento amministrativo per la concessione della cittadinanza italiana.
Come sollecitare la richiesta di cittadinanza?
Per sollecitare la richiesta di cittadinanza bisogna avere chiari i tempi e le forme, nel senso che la pratica va sollecitata nei momenti giusti e con atti diretti allo scopo. È ad esempio inutile presentare una diffida prima della scadenza del termine di 48 mesi, non essendovi ancora, per l’Amministrazione, un obbligo a provvedere. Allo stesso tempo è inutile presentare un sollecito a una settimana di distanza dall’ultimo inviato.
Quanto tempo ci vuole per ottenere la cittadinanza italiana per matrimonio?
Per ottenere la cittadinanza italiana per matrimonio è necessario attendere lo svolgimento dell’istruttoria e l’adozione del provvedimento finale. Il termine massimo, in seguito al decreto Sicurezza del 2018, è di 48 mesi, ma è possibile cercare di ridurre l’attesa della cittadinanza per matrimonio rendendosi parte attiva nel procedimento e avviando una pratica di sollecito della cittadinanza.