Diniego della cittadinanza italiana
Preavviso di diniego della cittadinanza
Quando l'utente legge sullo stato della pratica online inviato preavviso di diniego della cittadinanza la situazione è critica. Significa che l'Amministrazione, sulla base degli elementi acquisiti nell'istruttoria, ha deciso di non concedere la cittadinanza italiana.
L'interessato riceverà la notifica del preavviso di diniego, dove si fa espressa menzione della possibilità - prevista dalla legge - di presentare una memoria difensiva entro il termine di 10 giorni.
Se il richiedente non presenta la memoria, o se anche la presenta, ma la sua difesa viene ritenuta ininfluente, il preavviso di diniego cittadinanza viene confermato e il Ministero dell'Interno notifica il provvedimento definitivo di diniego della cittadinanza.
In questo caso, contro il diniego della cittadinanza italiana, il ricorso al Tar è l'unico rimedio esperibile.
Ma sappiamo che i tempi dei ricorsi al Tar in materia di diniego della cittadinanza sono lunghissimi (anche 5 o 6 anni).
Per cui, piuttosto che presentare un ricorso per diniego cittadinanza italiana, conviene seriamente che l'interessato si giochi tutte le sue carte in questa fase, nella replica al preavviso di diniego.
Far cambiare idea al Ministero dell'Interno, che ha inviato il preavviso di diniego della cittadinanza, non è operazione semplice, e sicuramente non alla portata della persona comune.
Occorre la padronanza delle norme sull'immigrazione, la cittadinanza, e sul procedimento amministrativo, con particolare riguardo alla legge n. 241/1990.
Il nostro Studio non prende in carico, indiscriminatamente, qualsiasi preavviso di diniego cittadinanza, ma, sia per correttezza professionale che per ragioni di reputazione e serietà, ci concentriamo sui soli casi in cui riteniamo esserci dei fondati requisiti per ribaltare il preavviso di diniego.
Salvo casi di errori grossolani commessi dall'Amministrazione e da questa facilmente riconoscibili (casi rarissimi), la memoria difensiva è un atto altamente tecnico e giuridico, che deve essere rimesso a un professionista esperto di cittadinanza e preavviso di diniego.
Quella contro il preavviso di diniego è una tutela anticipata, che punta a ribaltare la decisione del Ministero dell'Interno di non concedere la cittadinanza italiana. Si vuole evitare cioè il diniego cittadinanza italiana e ricorso al Tar come vie obbligate, impedendo quindi che l'intenzione dell'Amministrazione di negare la cittadinanza diventi definitiva.
Se l'intervento legale raggiunge il risultato voluto, si verifica l'importante beneficio che il richiedente otterrà la cittadinanza in pochissimi mesi, contro i tempi lunghissimi che dovrebbe subire, laddove impugnasse il diniego davanti al Tar, presentando ricorso per diniego cittadinanza italiana.
Difendersi contro il preavviso di diniego diventa quindi la soluzione più economica e intelligente.
Il termine per preparare la memoria difensiva è molto stretto: 10 giorni. Per questo, consigliamo agli interessati di contattarci non appena scoprono sul sito ministeriale la dicitura inviato preavviso di diniego.
Attraverso un check-up completo della posizione anagrafica, reddituale e giudiziaria del richiedente, riusciamo a scoprire in anticipo i motivi del preavviso di diniego, in modo che, muovendoci prima, si riesce ad avere il tempo per preparare una memoria difensiva valida.
Cause diniego della cittadinanza italiana
La concessione della cittadinanza italiana è un atto di alta amministrazione e comporta una discrezionalità piena della Pubblica Amministrazione, la quale deve accertare che il richiedente si è effettivamente integrato nella collettività, in primis sotto l'aspetto della condivisione dei valori fondanti e delle norme penali del nostro ordinamento.
E' facile intuire cosa significa diniego della cittadinanza: l'Amministrazione, sulla base dei dati raccolti, ritiene che lo straniero non possiede i requisiti di legge, ovvero non risulta integrato nel tessuto nazionale, e dunque decide di emettere un provvedimento di rigetto cittadinanza.
Pertanto, quando decide per il rigetto cittadinanza italiana, è perché il Ministero dell'Interno ha rilevato delle mancanze in uno o più requisiti la cui esistenza è indispensabile per poter sostenere che lo straniero sia integrato e idoneo ad ottenere la cittadinanza.
Il significato di diniego, in altre parole, è non voler attribuire allo straniero lo status di cittadino, con i benefici, i diritti e i doveri che ne conseguono.
I requisiti necessari per ottenere la cittadinanza italiana per naturalizzazione sono:
- Residenza legale anagrafica, continuativa e ininterrotta, per il periodo fissato dalla legge (art. 9, legge 5 febbraio 1992 n. 91), che in via ordinaria, per i cittadini extra-ue, corrisponde a 10 anni;
- redditi sufficienti (avuto riguardo alle risorse del nucleo familiare convivente), ovvero: euro 8.263,31 per il richiedente di stato libero, euro 11.362,05 per il richiedente con coniuge a carico, euro 516,00 da sommare per ogni figlio a carico;ssenza di precedenti penali e più in generale di problemi con le forze dell'ordine (anche semplici denunce, querele, notizie di reato, possono pregiudicare il buon esito della domanda di cittadinanza).
Diverso è il caso della cittadinanza per matrimonio, dove la discrezionalità amministrativa è molto ridotta (si parla di attività di natura "vincolata" della Pubblica Amministrazione).
La domanda di cittadinanza per matrimonio può essere presentata dopo 2 anni dal matrimonio, se il richiedente risiede in Italia, o dopo 3 anni se invece risiede all’estero. I suddetti termini sono ridotti della metà in caso di presenza di figli.
E' inoltre necessario che il matrimonio sia stato trascritto in Italia. La cittadinanza per matrimonio non implica un giudizio discrezionale sull'integrazione dello straniero, e pertanto può essere negata sono di fronte a vizi concreti e positivamente stabiliti dalla legge.
Le cause del diniego della cittadinanza per matrimonio, di conseguenza, possono riguardare:
- la validità e l'efficacia del vincolo coniugale: ossia, la cittadinanza non viene concessa se nelle more del procedimento dovesse sopraggiungere il divorzio o la separazione dei coniugi, oppure nel caso in cui il matrimonio sia ritenuto "di comodo", o fittizio.
- l'esistenza di importanti precedenti penali, come elencati all'art. 6, comma 1, della legge 5 febbraio 1992 n. 91, vale a dire: "a) la condanna per uno dei delitti previsti nel libro secondo, titolo I, capi I, II e III del codice penale; b) la condanna per un delitto non colposo per il quale la legge prevede una pena edittale non inferiore nel massimo a tre anni di reclusione, ovvero la condanna per un reato non politico ad una pena detentiva superiore ad un anno da parte di una autorità giudiziaria straniera, quando la sentenza sia stata riconosciuta in Italia; c) la sussistenza, nel caso specifico, di comprovati motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica".
Ricordiamo, infine (e questo vale tanto per la cittadinanza per residenza, tanto per la cittadinanza per matrimonio) che il nuovo art. 9.1 della legge 5 febbraio 1992 n. 91, introdotto dal decreto legge 4 ottobre 2018 n. 113 (decreto sicurezza), convertito con legge 1 dicembre 2018 n. 132, ha positivizzato un requisito che era solamente implicito, ovvero la conoscenza della lingua italiana. Il livello richiesto è B1, dunque un livello importante.
Il problema non tocca chi è titolare di un permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo UE, o chi ha sottoscritto l'accordo di integrazione di cui all’articolo 4-bis del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286”, avendo già effettuato l'esame e conseguito la relativa certificazione.
Preavviso Diniego della cittadinanza italiana: prevedere un ricorso con lo Studio legale Avvocato Francesco Boschetti
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