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Il ricorso al Tar per ottenere la cittadinanza italiana quando il figlio del richiedente sta per diventare maggiorenne

Come velocizzare la pratica di cittadinanza quando è trascorso il termine di 730 giorni e l'Amministrazione non ha ancora deciso?

Se lo straniero, aspirante cittadino, non ha problemi sotto il profilo dei redditi, della residenza anagrafica e della posizione giudiziaria, presentare ricorso al Tar è senza dubbio la mossa migliore.

Il ricorso al Tar per la cittadinanza obbliga il Ministero dell’Interno ad inserire la pratica tra le “prioritarie”, al fine di chiudere il contenzioso al più presto, e comunque prima che si tenga l’udienza davanti al Tar. 

Tecnicamente si dice “cessazione della materia del contendere”: l’Amministrazione, concedendo la cittadinanza in corso di causa, riesce ad evitare la sentenza di condanna, che comporterebbe responsabilità, anche disciplinari, per dirigenti e funzionari inadempienti.

Il Giudice, quindi, accerta che lo straniero ha ottenuto quanto voleva (la cittadinanza) e dichiara improcedibile il ricorso, con il rilevante vantaggio per l'Amministrazione - salvo rarissime eccezioni - di non dover subire neppure la condanna al pagamento delle spese processuali.

E' fondamentale comprendere, pertanto, che una volta notificato il ricorso al Tar, è la stessa Pubblica Amministrazione ad avere tutto l'interesse a concludere il procedimento in breve tempo.

Il ricorso al Tar diviene una scelta quasi obbligata quando il richiedente ha particolare urgenza ad ottenere la cittadinanza.

Un caso molto diffuso di urgenza - che andiamo ad esaminare in questo articolo - è quello che attiene all’età dei figli del richiedente la cittadinanza.

Come molti sanno, ai sensi dell’art. 14 della Legge n. 91 del 1992, i figli minori acquistano la cittadinanza italiana insieme al genitore, automaticamente, a condizione che tra loro vi sia convivenza.

In buona sostanza, insieme al richiedente, acquistano la cittadinanza anche i suoi figli minorenni e conviventi.

Ebbene, ricordato che per la legge italiana la maggiore età si raggiunge a 18 anni, accade spesso che il richiedente si trovi costretto ad intraprendere un intervento legale al fine di sollecitare la pratica di cittadinanza, perché uno dei suoi figli sta per diventare maggiorenne.

L’urgenza è evidente, considerato che se la cittadinanza venisse concessa al richiedente quando il figlio è già divenuto maggiorenne, quest’ultimo dovrebbe presentare una nuova ed autonoma istanza, sostenendone tutti i costi, e sopportando anche la spiacevole conseguenza di rimanere “straniero” ancora per diverso tempo, sebbene sia figlio di cittadino (naturalizzato) italiano.

In questo specifico caso, esistendo il rischio di un danno irreparabile, si potrà richiedere al Tar di fissare un’udienza ravvicinata (tutela cautelare), quindi i tempi per ottenere la cittadinanza potrebbero ridursi ulteriormente.

L’Amministrazione, infatti, sarebbe ulteriormente stimolata ad emettere il provvedimento finale, che se il richiedente possiede tutti i requisiti di legge, coinciderà senz’altro con la concessione della cittadinanza italiana.

Se relativamente alle pratiche per le quali non è ancora trascorso il termine di 730 giorni, l'imminente raggiungimento della maggiore età da parte del figlio del richiedente rappresenta una circostanza che l'Amministrazione è libera di considerare, e che rende semplicemente "opportuna" l'adozione anticipata del provvedimento, quando invece il termine di 730 è scaduto, si va ben oltre l'opportunità.

In quest'ultimo caso, infatti, l'eventuale violazione della suddetta barriera temporale, costringendo il figlio del neo-cittadino a dover ripresentare una nuova domanda, potrebbe costituire fatto illecito della Pubblica Amministrazione e quindi aprire il varco ad eventuali azioni risarcitorie.

 

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