Skip to main content

I tempi di attesa della cittadinanza italiana

Statistiche ufficiali dimostrano che le domande di cittadinanza in Italia sono in costante aumento, di anno in anno, specie nel centro-nord.

tempi di attesa della cittadinanza italiana sono molto più lunghi per le domande per residenza, rispetto a quelle per matrimonio.

Ciò è dovuto essenzialmente:

- All’elevata discrezionalità del provvedimento di concessione della cittadinanza per residenza: ciò implica un’attività istruttoria molto più estesa dal punto di vista degli elementi che l’Amministrazione deve prendere in considerazione. 

Il reddito, ad esempio: basti pensare che il possesso di un reddito minimo non è un requisito richiesto per ottenere la cittadinanza per matrimonio, mentre lo è per chi presenta domanda di cittadinanza per residenza.

Qui, l’Amministrazione deve accertare l’esattezza delle autocertificazioni fornite dai richiedenti, rivolgendo istanza ai competenti uffici dell’Agenzia delle Entrate, Inps, ecc., per cui aumentano le consultazioni, le fasi procedimentali, e di conseguenza si allungano i tempi di attesa.

Alla Questura competente, invece, spetta il compito di rilasciare un parere informativo che ha per oggetto l’integrazione sociale dell’istante, con particolare riguardo alla sua posizione giudiziaria e alla sua storia complessiva, dal primo ingresso in Italia all'attualità, nonché al grado di conoscenza della lingua italiana.

Riguardo alla posizione giudiziaria del richiedente, bisogna considerare che i reati preclusivi per il conseguimento della cittadinanza per matrimonio sono tassativamente indicati dall’art. 6 della Legge n. 91/1992.

Nelle domande per residenza, al contrario, l’Amministrazione può considerare, proprio in virtù della natura altamente discrezionale del provvedimento finale, anche altri fatti di minore gravità, come segnalazioni o notizie di reato, anche se non culminate in condanna.

Questo è un ulteriore motivo per cui le domande di cittadinanza per residenza presentano rischi maggiori, rispetto alle domande per matrimonio, di impantanarsi nel corso del procedimento.

Mentre la domanda di cittadinanza per matrimonio viene decisa dallo stesso organo che la riceve e la istruisce, ovvero la Prefettura del luogo di residenza dei coniugi, la domanda per residenza, al contrario, viene decisa con un procedimento “bifasico”. 

Le domande, infatti, sono istruite dalle prefetture competenti in base alla residenza dei richiedenti, quindi sull’intero territorio nazionale, per poi confluire, nella fase centrale, presso la stessa Amministrazione: il Ministero dell’Interno, Area III del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.

Sul Ministero dell’Interno va quindi a concentrarsi una mole di lavoro che è del tutto sproporzionata rispetto all’organico di cui dispone l’Amministrazione.

Naturale conseguenza è che aumenta l’arretrato, ogni anno di più, e i tempi per ottenere la cittadinanza italiana si dilatano fino a raggiungere 5, 6 o persino 7 anni. 

Le cose cambiano se la pratica di cittadinanza viene adeguatamente controllata e sollecitata.

I tempi di attesa della cittadinanza italiana, infatti, non dipendono soltanto dall’ordine cronologico di presentazione della domanda di cittadinanza, ma anche e soprattutto da come il richiedente si attiva, esercitando il suo diritto a partecipare al procedimento amministrativo, riconosciuto dalla Legge n. 241 del 1990 e successive modifiche.

Lasciare scorrere la propria pratica, senza intervenire con una strategia di sollecitazione ben strutturata, può comportare il rischio di dover attendere molti, troppi, anni per ottenere la cittadinanza italiana.

Tutto ciò a prescindere dalla posizione del richiedente: che sia astrattamente lo straniero più integrato, che sia addirittura nato in Italia, poco conta. E' pur sempre una pratica in più da gestire per l'Amministrazione, pareri da richiedere, consultazioni da effettuare, relazioni da scrivere, ecc. 

Determinante, allora, è il "come" il richiedente segue il procedimento e vi partecipa.

Il nostro rimedio per abbattere i tempi di attesa naturali del procedimento per la cittadinanza è la pratica di sollecito, che può attivarsi - anzi sarebbe preferibile che venisse attivata - prima dello scadere del termine di 730 giorni.

Non ci occupiamo solamente di "sollecitare", ma cerchiamo di costruire un dialogo con gli uffici amministrativi, cooperando affinché il loro stesso lavoro venga agevolato, nell'interesse della legalità e della giusta durata del procedimento, e quindi, del nostro assistito

La legge sul procedimento amministrativo, infatti, consente al privato di partecipare al procedimento, e noi garantiamo proprio questo diritto.

Ad esempio, l'Amministrazione procedente, per decidere la pratica, deve prima assumere certi documenti aggiornati da altri uffici. Accade però che, o l'Amministrazione tarda a richiedere detti documenti, oppure che sono gli uffici interpellati a rispondere dopo tanto tempo. 

Dunque, ci attiviamo per ottenere noi questi documenti di nostra iniziativa, in modo che possiamo poi inoltrarli all'Amministrazione, semplificando e velocizzando la procedura con un adempimento che può essere svolto benissimo anche dal cittadino. 

L'Amministrazione, nella pratica di sollecito, non viene vista come un "nemico" da combattere, ma al contrario come l'ente che consentirà al nostro assistito di coronare il suo sogno della cittadinanza. Pertanto, se c'è modo, nel corso della procedura, di rendersi utili per velocizzare il procedimento, è giusto che l'avvocato si renda parte attiva.

Inoltre, fattore ancora più decisivo, affrontiamo eventuali scogli che possono sempre presentarsi nel corso della procedura, per tentare di risolverli a favore del nostro assistito (ad es. diminuzione di redditi, la cancellazione della residenza o "buco di residenza", una notizia di reato di molti anni prima, ecc.).

Spesso, infatti, le pratiche si bloccano proprio per l'emergere di un problema relativo alla posizione giudiziaria o reddituale del richiedente. Se non si crea un dialogo, e non si partecipa attivamente al procedimento, è quasi scontato che il procedimento, in questi casi, venga "congelato": il caso passa tra le "pratiche difficili" ed ecco che i tempi per ottenere il provvedimento, il più delle volte negativo se si rimane passivamente ad attendere, si dilatano anche a 6 o 7 anni.

 

Invia la tua richiesta

Se vuoi maggiori informazioni, compila questo modulo.
Ti contatteremo il prima possibile.
 
Accertarsi di inserire una email corretta altrimenti sarà per noi impossibile rispondere.

P.S: In mancanza di una risposta entro 5 giorni, bisogna intendere che, in relazione all'argomento sottoposto, lo Studio non ha la possibilità di prendere in carico il caso



Via dei Gracchi, 151 
00192 Roma

Orari ufficio:

Dal lunedì al venerdì

9.00 - 13.00
 15.00 - 19.00

Si riceve solo
previo appuntamento
telefonico o e-mail

info@avvocatoimmigrati.it

Chiama allo 06.88921971