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Un brasiliano può richiedere la doppia cittadinanza?

La cittadinanza indica lo stretto vincolo di appartenenza che esiste tra un determinato individuo (detto cittadino) e lo Stato. Nelle democrazie odierne, gli ordinamenti giuridici ricollegano il cosiddetto status civitatis al pieno esercizio e godimento dei diritti politici e civili all’interno del territorio statale, nonché l’assoggettamento a determinati oneri e/o doveri verso lo Stato.

Per quanto riguarda la normativa in vigore in Italia, le regole concernenti l’acquisto, la manutenzione e la perdita della cittadinanza italiana vengono disciplinate dalla Legge n. 91 del 5 febbraio 1992[1].

La cittadinanza italiana, secondo tale norma, si acquista iure sanguinis, ovvero, secondo lo ius sanguinis in Italia, sarà italiano il figlio di genitori italiani, con la residuale possibilità di acquisto della cittadinanza per via iure soli, quando i genitori sono apolidi, ignoti o non possono, in ragione della legge dello Stato di provenienza, trasmettere la propria cittadinanza al figlio. Vi è, inoltre, l’espressa previsione della possibilità di acquisto di una cittadinanza straniera senza che in decorrenza di ciò venga perduta la cittadinanza italiana (art. 11).

L’ipotesi inversa è altrettanto possibile nel caso dei brasiliani. La Costituzione Federale del Brasile offre espressamente ai brasiliani la possibilità di accumulare due o addirittura plurime cittadinanze nelle seguenti ipotesi:

  1. a) quando vi è il riconoscimento della nazionalità originaria per legge straniera. In tal caso, l’acquisto della cittadinanza non è altro che il riconoscimento, da parte di un’altra nazione, che un determinato individuo è un suo cittadino perché figlio e/o discendente di un altro cittadino (art. 12, § 4º, II, ‘a’). Questa è l’ipotesi standard di riconoscimento della cittadinanza italiana ai brasiliani.
  2. b) quando vi è l’imposizione della nazionalità straniera, a causa di una procedura di naturalizzazione, al brasiliano che risiede all’estero, come condizione necessaria alla sua permanenza o al pieno esercizio dei diritti civili nel territorio (art. 12, § 4º, II, ‘b’).

In Brasile vi sono circa 30 milioni di discendenti di avi italiani, con preponderanza soprattutto nelle regioni Sul (Sud) e Sudeste (Sudest) del Paese, dunque la possibilità di avere la doppia cittadinanza in ragione del riconoscimento della cittadinanza italiana è una possibilità – o, meglio, una vera e propria opportunità – concreta per milioni di brasiliani.

Vi è però una rilevante differenza tra i discendenti di avi italiani che è opportuno sottolineare:

Fino al 2009, i discendenti di avi italiani per via materna, cioè coloro che richiedevano la cidadania italiana via materna, non riuscivano ad aver riconosciuta la loro cittadinanza italiana, in quanto vi era una limitazione alla sua trasmissione da parte delle donne che avessero avuto un figlio prima dell’entrata in vigore della Costituzione italiana del 1948.

In quell’anno, una sentenza della Corte di Cassazione[2] ha mutato l’orientamento storico ed ha riconosciuto l’efficacia retroattiva alle sentenze n. 30 e n. 87 della Corte Costituzionale, affermando che “riacquista la cittadinanza italiana dal 1º gennaio 1948, anche il figlio di donna nella situazione descritta, nato prima di tale data e nel vigore della legge n. 555 del 1912, determinando il rapporto di filiazione, dopo l’entrata in vigore della Costituzione, la trasmissione a lui dello stato di cittadino, che gli sarebbe spettato di diritto senza la legge discriminatoria”.

Poiché la Pubblica Amministrazione persevera nel non aderire a tale orientamento giurisprudenziale, l’unica possibilità a disposizione dei brasiliani in questo caso è necessariamente l’avvio di un’azione giudiziaria.

Per quanto riguarda i discendenti di sangue italiano che richiedono la cidadania italiana via paterna, essi hanno sempre potuto richiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana per via amministrativa dinanzi al Consolato italiano di riferimento.

Ciononostante, vi sono lunghissimi tempi di attesa nei Consolati italiani in Brasile, il che impone ai richiedenti di attendere addirittura 12-15 anni prima che venga riconosciuta a loro la cittadinanza italiana. In questi casi, grazie a un precedente del Tribunale di Roma risalente al 2016[3] e riaffermato nel 2017, si è stabilito un nuovo e innovativo orientamento in base al quale il Tribunale di Roma ha compreso che il decorso di un lasso di tempo irragionevole rispetto all'interesse vantato, comportante peraltro una lesione dell'interesse stesso, equivalgono ad un diniego di riconoscimento del diritto, giustificando l'interesse a ricorrere alla tutela giurisdizionale".

Cosicché, da allora, la possibilità di riconoscimento della cittadinanza italiana per via paterna tramite azione giudiziaria è diventata un’opportunità davvero interessante per evitare le pressoché interminabili liste d’attesa consolari.

Fermo restando che alla luce della giurisprudenza odierna, il diritto del richiedente ad essere riconosciuto come cittadino italiano è fondato qualora l’avo italiano non si sia mai naturalizzato come cittadino dello Stato di emigrazione (nel caso, il Brasile) e gli ascendenti in linea retta non abbiano mai rinunciato espressamente alla cittadinanza italiana.

Vi è addirittura una terza ipotesi di acquisto della doppia cittadinanza, ma tale situazione non è collegata alla trasmissione iure sanguinis: trattasi della cittadinanza derivata dal matrimonio con un cittadino italiano, cioè si parla della cittadinanza dopo il matrimonio.

Il coniuge di un cittadino italiano può acquistare la cittadinanza italiana se risiede legalmente da 2 anni in Italia o da 3 anni all’estero e possiede un’attestazione che certifichi l’adeguata conoscenza della lingua italiana (certificato di lingua non inferiore al livello B1 del Quadro comune di riferimento). Suddetti termini valgono a partire dalla data del matrimonio e sono ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi.

La giurisprudenza brasiliana fino ad ora non ritiene che l’acquisizione di una cittadinanza straniera in ragione del matrimonio generi automaticamente la perdita della cittadinanza brasiliana, eventualità che si verificherebbe soltanto nei casi in cui ci fosse una manifestazione esplicita di volontà in tal senso. Detto ciò, anche questa è una promettente via aperta ai brasiliani per l’acquisizione della doppia cittadinanza italo-brasiliana.

 

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