Skip to main content

Nasco in Brasile e lavoro in Italia. Posso chiedere la cittadinanza?

Il discendente di sangue italiano nato in Brasile ha doppia cittadinanza: quella brasiliana, iure soli, e la cidadania italiana, iure sanguinis.

Egli ha quindi possibilità di vedersi riconoscere la cittadinanza italiana iure sanguinis, attravero un percorso che può essere amministrativo o giudiziale a seconda dei casi.

Ovvero, se la discendenza è in linea maschile, e si tratta quindi di cidadania italiana per via paterna, la cittadinanza può richiedersi con un'istanza amministrativa, da presentarsi dinanzi al Consolato italiano, se l'interessato risiede all'estero, oppure al Comune, se egli risiede in Italia.

Se invece l'albero familiare presenta una donna il cui figlio è nato prima del 1948, ovvero prima dell'entrata in vigore della Costituzione italiana, si è allora davanti a un caso di cidadania italiana per via materna, e quindi il richiedente deve necessariamente rivolgersi all'autorità giudiziaria, perché l'Amministrazione riconosce che le donne trasmettono la cittadinanza italiana solo ai figli nati dopo il 1948, non potendosi applicare retroattivamente le sentenze della Corte Costituzionale del 1975 e del 1983, che hanno parificato la donna all'uomo in materia di cittadinanza e diritto a trasmettere la cittadinanza alla prole.

Bisogna però dire che anche i casi di cidadania italiana via paterna possono essere azionati davanti a un giudice, nel momento in cui il Consolato incaricato a ricevere la domanda presenta una lunga fila di attesa. Così accade, ad esempio, dinanzi al Consolato italiano di San Paolo, il quale impiega 12 anni solo per convocare i richiedenti.

Ma non è detto che il cittadino brasiliano sia necessariamente italiano di sangue. Egli potrebbe trovarsi in Italia e svolgere qui un'attività di lavoro, e avere lo stesso l'interesse ad acquisire la cidadania italiana, ma per altro titolo.

Parliamo cioè delle classiche ipotesi di naturalizzazione dello straniero integrato in Italia, che risiede anagraficamente nel territorio nazionale da almeno 10 anni ed è titolare di redditi (presumibilmente da lavoro) che lo rendono autosufficiente.

Come si richiede la cittadinanza italiana è ormai noto: bisogna aprire un account sul sito ministeriale dell'immigrazione, per poi compilare una domanda telematica, alla quale vanno allegati una serie di documenti, tra cui, i più importanti, l'atto di nascita e il certificato penale del Paese di origine, entrambi i quali devono essere tradotti e apostillati ai sensi del d.P.R. 445/2000 e della Convenzione Aja del 1961.


La domanda di cittadinanza attualmente può essere decisa entro un termine di 48 mesi (prima del decreto sicurezza del Dicembre 2018 il termine era di 730 giorni).

Oltre a dover fare attenzione della compilazione del modulo di domanda e nell'allegazione dei documenti, il richiedente dovrebbe monitorare il procedimento durante il suo svolgimento, al fine di evitare che l'Amministrazione non vada oltre il termine massimo previsto dalla legge.

Lo Studio presta anche attività di sollecitazione delle domande di cittadinanza per naturalizzazione, al fine di restringere il più possibile i tempi di attesa del richiedente.

 

Invia la tua richiesta

Se vuoi maggiori informazioni, compila questo modulo.
Ti contatteremo il prima possibile.
 
Accertarsi di inserire una email corretta altrimenti sarà per noi impossibile rispondere.

P.S: In mancanza di una risposta entro 5 giorni, bisogna intendere che, in relazione all'argomento sottoposto, lo Studio non ha la possibilità di prendere in carico il caso



Via dei Gracchi, 151 
00192 Roma

Orari ufficio:

Dal lunedì al venerdì

9.00 - 13.00
 15.00 - 19.00

Si riceve solo
previo appuntamento
telefonico o e-mail

info@avvocatoimmigrati.it

Chiama allo 06.88921971