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Sono stato adottato da cittadino italiano: posso diventare cittadino italiano?

Ai sensi dell’art. 9, comma 1, lettera, b), la cittadinanza può essere concessa allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano  che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almenocinque anni successivamente alla adozione.Si tratta di una delle ipotesi di naturalizzazione su base volontaria, per le quali è richiesta la dimostrazione di redditi sufficienti a che lo straniero non debba considerarsi un carico sociale per lo Stato, nonché di una posizione giudiziaria pulita.

Alla cittadinanza per naturalizzazione si contrappone lo ius sanguinis Italia, che è il principio su cui si fonda l’ordinamento giuridico italiano in materia di cittadinanza.Ai sensi dell’art. 1 della suddetta legge, infatti, è cittadino italiano il figlio di padre o madri cittadini.Per lo straniero di sangue italiano interessato a capire come chiedere la cittadinanza italiana è fondamentale sapere che esistono casi in cui il diritto può essere conseguito esclusivamente per la via giudiziale.

Si fa riferimento sia alla fattispecie della cittadinanza via materna, che ricorre quando nell’albero familiare dell’interessato vi è una donna il cui figlio sia nato prima del 1948, sia i casi di ius sanguinis per via paterna, che ricorrono quando la linea di discendenza è maschile (o vi è una donna il cui figlio è nato dopo il 1948).

Questi ultimi sono noti anche come procedimenti “contras filas”, ossia quei particolari processi giudiziali in cui, dato atto che la cittadinanza potrebbe essere ottenuta per la via amministrativa, si contesta tuttavia l’eccessiva durata del procedimento consolare, chiedendo così al giudice di sostituirsi all’Amministrazione riconoscendo lo stato di cittadino italiano del richiedente.

L’elenco dei documenti richiesti per la cittadinanza italiana cambia a seconda di quale ipotesi delle due sopra è quella di interesse: se parliamo di cittadinanza per naturalizzazione, il richiedente dovrà allegare, oltre all’atto integrale di nascita, anche il certificato penale del paese di origine, più il certificato che attesta la conoscenza della lingua italiana livello B1.

Andranno inoltre autocertificati i redditi dell’ultimo triennio e la posizione giudiziaria in Italia.Se invece si tratta di cittadinanza ius sanguinis, allora bisognerà presentare tutti i certificati dello stato civile (nascita, matrimonio, eventualmente morte) di tutta la linea, a partire dall’avo italiano, più il certificato da cui risulta che quest’ultimo non si è mai naturalizzato straniero, perché in tal caso avrebbe perso la cittadinanza italiana e, pertanto, non avrebbe potuto trasmetterla al figlio.

 

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