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Nasco in Brasile, ma i miei bisnonni sono italiani. Posso avere anch’io la cittadinanza o il permesso per stare in Italia?

Le grandi correnti migratorie che hanno interessato l'Italia nella seconda metà dell'Ottocento fanno sì che oggi molti discendenti di sangue italiano, anche di terza o quarta generazione, richiedono la cittadinanza italiana ius sanguinis.

Cosa serve per avere la cittadinanza italiana è la prima domanda da porsi. Anzitutto, bisogna essere discendenti da cittadino italiano, ossia di una persona nata in Italia da genitori italiani (o meglio, da padre italiano, perché trattandosi in genere di nascite avvenute nella seconda metà dell'Ottocento o primi anni del Novecento, le normative di riferimento prevedevano che solo il padre trasmetteva alla prole la cittadinanza italiana ius sanguinis).

Avere la cittadinanza o il permesso per stare in Italia se si è brasiliano e si ha dei nonni o bisnonni italiani: si può?

In secondo luogo, è necessario che l'avo italiano non si sia naturalizzato straniero e che la cittadinanza sia stata trasmessa, ininterrotamente, dall'avo stesso alle successive generazioni, fino ai richiedenti. Nessuno della linea familiare deve mai aver rinunciato alla cittadinanza italiana.

Se invece di cittadinanza parliamo di permesso di soggiorno per stare in Italia, ci potremmo trovare dinanzi a un'altra situazione, ovvero a quella dello straniero che, anche lui discendente di sangue italiano, è interessato (magari nello svolgimento della pratica di cittadinanza italiana ius sanguinis) a soggiornare e lavorare in Italia.

Diventa allora essenziale la disposizione del decreto flussi 2019 che consente allo straniero discendente da avo italiano fino al terzo grado di poter richiedere un visto d'ingresso in Italia per lavoro subordinato o autonomo.

Infatti, l'articolo 2, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2019, che prevede le quote d'ingresso nel territorio dello Stato per l'anno 2019, stabilisce che "È inoltre consentito l'ingresso in  Italia,  nell'ambito  della quota indicata al comma 1,  per  motivi  di  lavoro  subordinato  non stagionale e  di  lavoro  autonomo,  di  100  lavoratori  di  origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado  in linea  diretta  di  ascendenza,  residenti  in  Argentina,  Uruguay, Venezuela e Brasile".

Lo straniero proveniente da uno di questi Stati, di sangue italiano, si troverà, in caso di prolungato soggiorno in Italia, con la duplice chance di poter richiedere la cittadinanza ius sanguinis e la cittadinanza italiana per residenza.

Nel caso della cittadinanza per residenza requisiti sono la residenza, appunto, ininterrotta e continuativa per almeno 10 anni (oppure 3, se lo straniero è discendente di padre o madre o nonno/nonna che sono stati cittadini italiani per nascita, ex art. 9, comma 1, lettera "a" della legge 5 febbraio 1992 n. 91), la titolarità di redditi adeguati e l'assenza di problemi con la giustizia.

 

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