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I diritti di un Brasiliano in italia. Timori e giudizi

Il Brasile è uno dei Paesi in cui più si sono concentrate le grandi migrazioni dall’Italia nel Diciannovesimo Secolo. Successivamente all’abolizione della schiavitù, gli italiani si sono sposati in massa nel Sud America per lavorare nella coltivazione dei campi liberati.

Ne consegue che oggi, soprattutto in alcuni Stati, come ad esempio San Paolo, è altissima la concentrazione di persone di sangue italiano, che, in quanto tali, si interessano al tema dello ius sanguinis Italia.

I discendenti di italiani emigrati in Brasile devono analizzare attentamente il proprio albero genealogico, per comprendere se rientrano in un caso di cidadania italiana materna oppure di cidadania italiana paterna.

La differenza è molto importante: si parla di cidadania italiana materna per definire quei casi in cui, nella linea genealogica, è presente una donna il cui figlio è nato prima del 1948. Quando, cioè, vi è una trasmissione della cittadinanza ad opera di una donna antecedente alla nostra Costituzione, la cidadania italiana può essere richiesta esclusivamente in via giudiziale.

La Corte Costituzionale, tramite due sentenze del 1975 e del 1983, ha attuato una completa parificazione uomo-donna, tra l’altro, in materia di cittadinanza e filiazione. La legge n. 555 del 1912, infatti, stabiliva che soltanto l’uomo trasmetteva la cittadinanza alla prole, che la donna non poteva avere uno status civitatis differente dal marito, e, infine, che ella perdeva la cittadinanza italiana, automaticamente e indipendentemente da una sua espressa dichiarazione di volontà, semplicememte sposando uno straniero il cui ordinamento prevedeva la trasmissione della cittadinanza iure matrimonii.

Ciò premesso, la nostra Amministrazione applica gli effetti delle su citate sentenze solo a partire dal 1° gennaio 1948, data di entrata in vigore della Costituzione italiana: ne consegue che se la donna ha avuto il figlio prima del 1948, oppure se si è coniugata con cittadino straniero, il cui ordinamento prevedeva la trasmissione automatica della cittadinanza dal marito alla moglie, prima del 1948, ella non può aver trasmesso la cittadinanza, per cui l’interessato deve rivolgersi al giudice ordinario in Italia.

Si parla invece di cidadania italiana paterna in tutti i casi contrari, ovvero quando la donna ha avuto il figlio dopo il 1948, oppure quando la linea familiare è completamente maschile. Qui l’Amministrazione riconosce il diritto e pertanto non esiste controversia.

La possibilità tuttavia di ricorrere al giudice esiste quando lo straniero, presentando la domanda in via amministrativa, è esposto a un tempo di attesa eccessivamente lungo. Ci si riferisce a quei casi in cui il brasiliano, presentando domanda al Consolato di San Paolo, o di Curitiba o di Porto Alegre, è costretto ad attendere molti anni solo per essere chiamato a consegnare la documentazione.

Il caso del Consolato di San Paolo è particolarmente grave e noto, con tempi di attesa stimati dalla stessa Autorità Consolare in 12 anni a partire dalla presentazione della domanda, che di fatto non è la domanda vera e propria ma una semplice richiesta di appuntamento priva di reali effetti giuridici sotto il profilo della legge n. 241/1990 in termini di avvio del procedimento amministrativo.

Il timore dei brasiliani è quello di vedere il proprio diritto congelato nel tempo, con attese indescrivibili per obter a cidadania italiana e, conseguentemente, per conseguir passaporte italiano.

Il brasiliano ha diritto a presentare l’azione giudiziale perché il diritto in via amministrativa è conseguibile in tempi smisurati, tali da vanificarlo, sì che il ricorso all’autorità giudiziale diventa una via obbligata.

Il richiedente deve però dimostrare al giudice di aver presentato la domanda amministrativa: per questo è molto importante compilare bene le ricevute di ritorno relative alle raccomandate con cui si invia la domanda al Consolato, e in seguito allegarle nel giudizio.

I diritti dei brasiliani debbono essere affidati nelle mani di avvocati competenti e specializzati nella materia della cidadania judicial. Il nostro studio ha oltre 400 processi attivi riguardanti la cidadania italiana judicial, sia materna che paterna, o “contras filas”. La nostra è più che una specializzazione. Ci occupiamo in modo quasi esclusivo di cidadania italiana.

 

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