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Articoli Ingresso e Soggiorno

Gli stranieri appartenenti agli Stati della c.d. “black list”, per fare regolare ingresso in Italia, necessitano di un visto. Lo step immediatamente successivo, per chi intende rimanere in Italia oltre 90 giorni, è richiedere entro 8 giorni il permesso di soggiorno.

Conoscere la normativa, la prassi amministrativa e la giurisprudenza in materia di ingresso e soggiorno è molto importante per gli stranieri che vogliono entrare e soggiornare regolarmente nel territorio nazionale, senza correre il rischio di subire un decreto di espulsione.

Selezioniamo e pubblichiamo le tematiche di maggiore rilevanza e attualità in materia di ingresso e soggiorno in Italia, cercando di fornire ai nostri utenti online un ampio catalogo di contenuti a portata di clic. 

 


Lavorare in Italia per un cittadino straniero. Quali sono le difficoltà più grandi?

In un contesto socio-politico come quello attuale, in cui si discute molto di come regolare le ondate di migrazioni irregolari provenienti via mare, ci si dimentica completamente degli stranieri che, al contrario, vorrebbero fare ingresso in Italia in modo regolare, con un visto e un normale passaporto. È noto, infatti, come da molti anni il governo italiano non emetta un decreto flussi nel senso reale del termine, come previsto dal Testo Unico sull'Immigrazione, rinunciando così a disciplinare l'ingresso legale degli stranieri. Eppure questi stranieri, come hanno sempre dimostrato di fare, potrebbero costituire un valore aggiunto per la nostra società ed economia, prestando attività di lavoro di particolare valore sociale (come l'assistenza per gli anziani o gli invalidi) o avviando attività professionali o d'impresa.

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Come posso ottenere un permesso di soggiorno in Italia acquistando un appartamento senza dover lavorare?

L'allegato al D.M. 850/2011, tra le varie tipologie di visti d'ingresso, al n. 13 prevede il visto per "residenza elettiva". Tale visto consente l'ingresso in Italia allo straniero che intende stabilirsi nel nostro Paese e sia in grado di mantenersi autonomamente senza dover lavorare. Lo straniero che vuole richiedere il permesso di soggiorno per residenza elettiva deve fornire garanzie ("adeguate" e "documentate") in merito sia alla disponibilità di un'abitazione da eleggere a residenza, sia al possesso di "ampie risorse economiche autonome, stabili e regolari, di cui si possa ragionevolmente supporre la continuità nel futuro".

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Il permesso di soggiorno per residenza elettiva può essere richiesto dallo straniero di qualsiasi nazionalità?

Il permesso di soggiorno per residenza elettiva consente un soggiorno in Italia superiore a novanta giorni a stranieri di qualunque nazionalità. Il requisito è unico per tutti, ovvero la dimostrazione di poter mantenersi autonomamente nel territorio nazionale senza dover esercitare alcuna attività lavorativa.  Lo straniero deve anche dimostrare di avere la disponibilita di un’abitazione da eleggere a residenza, e di essere titolare di ampie risorse economiche - come detto differenti dal lavoro - sulle quali possa contare anche nel futuro (es. rendite, pensioni, vitalizi, quote azionarie, etc.)

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Il nuovo visto per turismo - visita famiglia/amici

Su spinta della Commissione Europea, è stato di recente istituito dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale una nuova sottocategoria di visto per turismo: il visto per “Turismo - Visita famiglia/amici”. La Commissione Europea, infatti, aveva rilevato come le norme nazionali italiane (in particolare, il D.M. 850/2011), racchiudessero nella tipologia del visto per “Turismo” due motivazioni di ingresso e soggiorno in realtà differenti: da un lato, quella legata alla spendita di un periodo di vacanza all’interno dello Spazio Schengen, dall’altro, quella che riguardava la visita di familiari o amici. Ne derivava l’obbligo per il richiedente di presentare documentazione giustificativa parzialmente diversa per la medesima tipologia di visto. Le due figure di visto sono state pertanto distinte dal Ministero degli...

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Dimora, residenza e domicilio per la legge anagrafica

Per gli stranieri in Italia, soprattutto quelli che intendono richiedere la cittadinanza italiana per residenza, assumono particolare importanza le norme anagrafiche. Lo straniero che va ad insediarsi in un determinato Comune italiano dovrebbe avere ben chiari, sin dall'inizio, i requisiti che sono alla base dell'iscrizione nell'anagrafe, al fine di esercitare i diritti che sono connessi alla residenza e di poter un giorno richiedere la cittadinanza italiana. E' per lo più la non conoscenza di tali norme e requisiti che creano il problema della cancellazione anagrafica, che costringe molti stranieri a dover rimandare l'obiettivo della cittadinanza italiana, vedendo interrotta la propria residenza in Italia. 

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Rischio migratorio quando esiste una relazione sentimentale tra il richiedente il visto e la persona invitante

E' molto difficile poter contrastare il diniego del visto di breve durata, quando il richiedente non ha forti elementi che lo trattengono nel suo Paese, quando non ha redditi, non ha un lavoro stabile, non ha beni immobili di proprietà, ecc. Per consolidata esperienza dobbiamo dire che le possibilità di successo di un ricorso fondato su queste premesse sono bassissime. Al di là dei motivi stereotipati che concretamente sono stati "barrati" sul modulo uniforme Schengen, è evidente che l'Ambasciata viene allarmata dal "rischio migratorio", ovvero dal rischio che il richiedente non effettui il rimpatrio una volta scaduto il visto di breve durata, e quindi, che il visto di breve durata (ad es. turistico) venga in realtà utilizzato con scopi strumentali. 

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Novità importanti per i cittadini della Georgia!

Il 27 febbraio scorso, il Consiglio ha adottato un regolamento sulla liberalizzazione dei visti d'ingresso per i cittadini georgiani che si recano nell’Unione Europea per un soggiorno di 90 giorni su un periodo di 180 giorni. I cittadini della Georgia non avranno più l'obbligo di richiedere il visto d'ingresso, e quindi, non ci sarà più per loro il timore di subire un provvedimento di diniego del visto! 

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Legittimazione attiva nel ricorso contro il diniego del visto per turismo

Con la recente sentenza n. 623 del 13 gennaio 2017, il Tar del Lazio ha dichiarato che ricorso contro il diniego del visto può essere presentato esclusivamente dallo straniero-diretto interessato e non da altre persone. Nel ricorso in esame era stato richiesto l’annullamento del provvedimento con il quale l’Ambasciata d’Italia in Accra (Ghana) aveva respinto la richiesta di rilascio del visto d’ingresso in Italia per turismo in favore di un cittadino ghanese. I motivi del diniego erano i classici previsti dal modulo uniforme Schengen, ovvero: “le informazioni fornite per giustificare lo scopo e le condizioni del soggiorno previsto non sono attendibili”, e che l’intenzione del richiedente “di lasciare il territorio degli Stati membri prima della scadenza del visto non può essere stabilita con certezza”. Ad agire nel processo non era stato...

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Il diniego del visto di breve durata: un freno al rischio migratorio, a volte utilizzato con eccessiva severità

Nel contesto italiano ed europeo attuale, dove la materia dell’immigrazione rappresenta motivo di tensioni sociali e politiche, è sempre dietro l’angolo, per lo straniero, il rischio di subire il diniego del visto. Ottenere un visto d'ingresso per l'Italia, infatti, è sempre più complicato, in particolare per gli stranieri appartenenti agli Stati considerati a forte rischio di immigrazione clandestina (Iran, Iraq, Pakistan, ecc.). Mentre l’ingresso per lavoro – autonomo, subordinato e stagionale - è regolato direttamente dal Governo con il decreto annuale (flussi), l’opportunità di concedere visti di breve durata (fino a 90 giorni) rientra di fatto nel potere discrezionale delle Ambasciate italiane. 

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Ricorso contro il diniego della carta di soggiorno per familiare di cittadino dell’Unione Europea

L’art. 21 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea sancisce il diritto di ogni cittadino dell’Unione a circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, fatte salve le limitazioni e le condizioni previste da detto trattato e dalle relative disposizioni di attuazione. Il principio di libera circolazione e soggiorno ha trovato attuazione in ambito comunitario con la direttiva 2004/38/CE, che nel diritto interno, è stata applicata con il D. Lgs. 30/2007. La normativa in questione è di assoluto favore rispetto alle norme del Testo Unico sull’Immigrazione che regolano l’ingresso e soggiorno degli stranieri extracomunitari. I beneficiari di detta normativa sono i cittadini dell’Unione, ovvero qualsiasi persona avente la cittadinanza di uno Stato membro, nonché i loro familiari, anche se non appartenenti ad uno...

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Adozione dello straniero maggiorenne: visto d'ingresso, permesso di soggiorno e cittadinanza italiana

L'adozione di straniero maggiorenne consente l'ottenimento di un visto e successivo permesso di soggiorno, nonché, trascorsi 5 anni dalla trascrizione del decreto di adozione, di poter presentare domanda di cittadinanza italiana. Ai sensi dell'art. 291 codice civile, l'adozione di maggiorenni in generale è permessa esclusivamente alle persone che hanno compiuto 35 anni e che superano almeno di 18 anni l'età delle persone che intendono adottare.  Quando eccezionali circostanze lo consigliano, tuttavia, il tribunale può autorizzare l'adozione se l'adottante ha raggiunto almeno l'età di anni 30, ferma restando la differenza di età di cui sopra.

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Casi particolari in materia di iscrizione anagrafica degli stranieri in Italia

Si tratta di casi trattati in specifiche circolari ministeriali o che hanno formato oggetto di risposta a Quesiti formulati al Ministero dell’Interno: argomenti che possono riguardare gli stranieri interessati all'ingresso o al soggiorno in Italia. - Iscrizione dei minori non accompagnati (punto 4, circolare n. 39/2007) Per i minori comunitari non accompagnati si procede all’iscrizione anagrafica sulla base della decisione dell’Autorità giudiziaria minorile che ne ha disposto l’affidamento o la tutela. L’iscrizione anagrafica viene curata dal tutore o dall’affidatario esibendo il suddetto provvedimento del Tribunale. 

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Il ricongiungimento familiare. Aspetti di diritto internazionale e comunitario

L’unità della famiglia è indubbiamente uno degli aspetti più importanti del diritto al rispetto della vita familiare, garantito dall’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dall’art. 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. A carico del singolo Stato ospitante possono incombere obblighi anzitutto di carattere positivo, rivolti cioè a consentire il ricongiungimento familiare, ammettendo l’ingresso e il soggiorno dei congiunti dello straniero legalmente inserito nel proprio territorio. Al contempo, tali obblighi possono assumere carattere negativo, nella misura in cui lo Stato è tenuto a non espellere un determinato soggetto in ragione del suo status familiare. 

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Ottenere il permesso di soggiorno grazie alla legge Cirinnà per le unioni civili

In tanti si chiedono quali novità abbia apportato la Legge n. 76/2016, c.d. "Cirinnà", sulle unioni civili e le convivenze di fatto, dal punto di vista delle norme sull'immigrazione. In particolare, i cittadini italiani (o comunitari, o stranieri comunque regolarmente soggiornanti in Italia)  si chiedono se i loro “partner” extracomunitari, senza autonomo titolo di soggiorno, abbiano acquisito il diritto, in ragione della suddetta legge, ad ottenere un permesso di soggiorno in Italia.

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Come ottenere il visto d’ingresso per motivi di lavoro autonomo o subordinato per traduttore e interprete

L’art. 27, comma 1°, del Testo Unico sull’Immigrazione elenca delle categorie specifiche di lavoratori che possono fare ingresso in Italia, e ottenere un permesso di soggiorno, in ogni momento, al di fuori delle quote autorizzate dai decreti flussi: vengono chiamati casi particolari di ingresso “fuori quota”. Tra queste categorie speciali di lavoratori, alla lettera d) è prevista proprio quella dei “traduttori e interpreti”. 

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Dichiarazione di dimora abituale e cancellazione anagrafica dello straniero

La cancellazione anagrafica dello straniero si distingue dalla cancellazione del cittadino italiano per la sussistenza di una fattispecie ulteriore e specifica. E’ l’art. 11, comma 1, lettera c) del D.p.R. n. 223 del 1989 a stabilire che il cittadino straniero può essere cancellato dall’anagrafe della popolazione residente “per mancato rinnovo della dichiarazione di dimora abituale”. Il comma 3° dell’art. 7 del suddetto D.p.R., infatti, stabilisce l’obbligo per i cittadini stranieri iscritti all’anagrafe di rinnovare la dichiarazione di dimora abituale nel comune entro 60 giorni dal rinnovo del permesso di soggiorno. Si tratta di un adempimento di cui non tutti gli stranieri sono al corrente: in sostanza, lo straniero che provvede a rinnovare il permesso di soggiorno è tenuto altresì a rinnovare la dichiarazione di dimora abituale nel...

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Come si svolge il processo per ottenere l’annullamento del diniego del visto

L’unico modo concreto per opporsi al provvedimento di rifiuto del visto è proporre ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, la cui competenza, salvo si tratti di visto per ricongiungimento familiare, è inderogabile. L'obiettivo del ricorso contro il diniego del visto non è soltanto ottenere l’annullamento del provvedimento negativo, e quindi che l’Amministrazione rilasci il visto richiesto, ma anche mutare il trend per l'avvenire. 

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Nessun automatismo tra segnalazione nel Sistema d’Informazione Schengen e il diniego del permesso di soggiorno

Il Tar Campania, Sez. IV di Napoli, con la sentenza n. 510 del 5 luglio 2006, ha stabilito che “È illegittimo, per difetto di motivazione, il provvedimento di rigetto dell’istanza di regolarizzazione del cittadino straniero motivato con generico riferimento ad una precedente segnalazione di non ammissione in area Schengen da parte di un altro Stato membro". 

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Cancellazione dalla Banca Dati SIS a seguito di espulsione con il precedente divieto di reingresso decennale

Ai sensi dell’art. 13, comma 14, del D. Lgs. 286/1998, come modificato dal D. Lgs. 89/2011, convertito con Legge 129/2011, in attuazione della Direttiva 115/2008/CE, il divieto di reingresso a seguito del provvedimento di espulsione opera “per un periodo non inferiore a tre anni e non superiore a cinque anni, la cui durata è determinata tenendo conto di tutte le circostanze pertinenti il singolo caso”. 

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Residenza elettiva e permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo

Il visto - e il relativo permesso di soggiorno - per residenza elettiva viene richiesto e ottenuto dagli stranieri che intendano stabilirsi in Italia e dimostrino di potersi mantenere in modo autosufficiente senza svolgere alcuna attività lavorativa.  Ciò premesso, cosa succede quando l’interessato, trascorsi 5 anni di regolare soggiorno per residenza elettiva, presenta istanza di concessione del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo? 

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Mezzi di sussistenza e rischio migratorio

Chi richiede un visto d'ingresso per l’Italia sa benissimo che occorre dimostrare, tra l’altro, "la disponibilità di mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno e, fatta eccezione per i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, anche per il ritorno nel Paese di provenienza” (art. 4, comma 3, D. Lgs. n. 286/98). A quantificare l'entità dei mezzi di sussistenza necessari per l'ingresso ed il soggiorno degli stranieri nel territorio dello Stato, come sopra evidenziato, è la Direttiva del 1° marzo 2000 del Ministero dell’Interno, emanata in attuazione del suddetto art. 4, comma 3, del Testo Unico. Spesso capita che gli interessati, nel proprio Stato di origine, dispongano di una situazione precaria dal punto di vista economico (es. mancanza di lavoro, redditi troppo bassi, conti correnti con saldi vicini allo zero, ecc.). Tuttavia,...

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La disciplina sul divieto di reingresso imposto con il provvedimento di espulsione

La disciplina dei divieti di reingresso è stata innovata con la Legge n. 129 del 2011 di recepimento della direttiva 2008/115/CE. Antecedentemente alla riforma, l'espulsione prefettizia era corredata da un divieto di reingresso di 10 anni, salva la facoltà del prefetto di ridurre detto termine a 5 anni in ragione della condotta tenuta dallo straniero, complessivamente considerata, nel corso della sua permanenza in Italia. 

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Ricongiungimento familiare e poteri dell'Autorità Consolare italiana sul rilascio del visto

Fino a dove si può estendere il potere dell'Autorità Consolare nell'ambito del procedimento volto al rilascio del visto per ricongiungimento familiare ex art. 29 del D. Lgs. n. 286/1998? A rispondere è il Tribunale di Roma, Sezione I^ Civile, con l'ordinanza n. 7618/2014, emessa ai sensi dell'art. 702 bis c.p.c. Si tratta di un caso seguito dall'Avvocato Boschetti dove il ricorrente aveva beneficiato del nulla osta al ricongiungimento da parte della Prefettura, per poi veder negare dall'Ambasciata il relativo visto ai familiari da ricongiungere, poiché "figli del coniuge e non del richiedente". 

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